Viaggio alla scoperta del Nord dell’Albania e la sua tradizione cristiana
Rispettando la tradizione, l’associazione anche quest’anno ha organizzato un viaggio e per la prima volta fuori dal nostro Paese. Il nostro drappello di soci viaggiatori è rientrato dall’Albania con un bagaglio ricchissimo di esperienze, emozioni, conoscenze e ulteriori curiosità. Abbiamo scoperto una realtà tanto vicina geograficamente ma per tanto tempo assai lontana da noi: nel cinquantennio del duro e puro regime comunista il dittatore Enver Hoxha ha sigillato il paese al mondo esterno e provocato tanto dolore alla sua gente, specialmente da metà degli anni sessanta in cui una sorta di rivoluzione culturale made in China si è accanita soprattutto contro i cristiani e i musulmani. Sono trent’anni che gli albanesi finalmente liberi se ne vanno dal loro paese, che abbiamo scoperto sempre e comunque molto amato. Li abbiamo dunque tra noi gli Albanesi e in generale ben integrati, ma è molto più recente la scoperta dell’Albania da parte dei turisti e degli operatori economici italiani. Presenza italiana in realtà visibilissima soprattutto nella capitale, dove a partire dagli anni venti l’Italia ha avuto un ruolo semicoloniale e poi di annessione per il breve periodo dal 1939 al 1943. L’Albania urbanizzata, un terzo dei suoi tre milioni di abitanti risiedono nella capitale Tirana, che è un coacervo di pomposi palazzi costruiti dagli italiani, grattacieli arditi e anonimi condomini. Si nota una grande vivacità e mi dice un ex collega che lavora alla Delegazione UE, che nell’ultimo decennio lo sviluppo è stato straordinario, con tutte le contraddizioni che comporta. La bandiera con l’aquila bicefala si trova ovunque, lo spirito nazionalista fortissimo. Mentre una testa del rapace guarda decisamente ad occidente, l’Albania scalpita per entrare finalmente dopo un lungo processo nella UE, l’altra strizza l’occhio ai vecchi padroni ottomani, alla Turchia di Erdogan, che pure fa parte della NATO. Il presidente Edi Rama, un artista, è al potere da almeno un decennio e ci resterà, mi dice la guida albanese, per via del disinteresse generale della gente per la politica. Sembra che gli Albanesi vogliano solo prosperare e vivere in pace: anche tra musulmani e cristiani vige una totale armonia. E’ errata l’impressione che l’Albania sia un paese musulmano e basta: tra chi si dichiara credente, i cristiani sono ben il 40%, a maggioranza ortodossa ma con una forte presenza cattolica nel nord del paese che poi abbiamo visitato. Lo stesso aeroporto di Tirana è dedicato a Madre Teresa di Calcutta. I musulmani sono in maggioranza sunniti ma forte è la setta sufi dei Bektashi. Abbiamo visitato oltre a Tirana la zona nord del paese, che nel suo insieme non è più grande della Toscana. L’incontro con le Clarisse nella città di Scutari ha lasciato il segno: i racconti della persecuzione comunista da parte delle suore albanesi e la visita al lager della Segurimi proprio dentro al convento ci ha lasciato sconvolti. A Scutari abbiamo visitato i luoghi dei martiri ricordati nelle principali chiese, non solo religiosi, padri di famiglia, giovani. Come siano riusciti gli Albanesi a superare quei traumi è davvero impressionante, come lo è stata la collaborazione tra cristiani e musulmani per ricostruire chiese e moschee dopo la caduta del regime. Regime che dopo la morte del venerato Stalin ha rotto con l’URSS perché si era “rammollita “e dopo la morte di Mao pure con la Cina per gli stessi motivi. Il paesaggio è disseminato di 700.000 bunker di cemento a testimoniare la fobia del regime contro fantomatici invasori stranieri. Invasori che avrebbero trovato un paese poverissimo, senza infrastrutture e inchiodato dal terrore. Un paese che dal punto di vista della natura, al nord dove siamo stati, è incantevole: laghi, foreste e monti alpini. Ma siamo stati anche in Kosovo a visitare la storica città di Prizren: siamo rimasti colpiti dall’ordine e dal buono stato delle strade, insomma un altro mondo rispetto all’Albania. La città ridente e ben tenuta, quasi mitteleuropea. Lì moschee, chiese ortodosse e una grande cattedrale cattolica dove abbiamo avuto la grazia di incontrare due suore che in un perfetto italiano hanno raccontato la loro esperienza e in particolare della guerra a fine anni novanta. Un incontro bellissimo e inaspettato con suor Ana Prenka che ha testimoniato come la comunità cattolica sia viva e che le scuole che gestisce siano le più gettonate della città (come in tutto il mondo d’altronde). Potrei scrivere ancora molto di questo bellissimo viaggio che ha sicuramente permesso ai soci partecipanti di conoscersi meglio e che ha risposto all’intento della nostra associazione di promuovere l’apertura al mondo e la conoscenza dei suoi popoli.